[Oggi mamme] Io mangio come voi!


pappe neonato

Scavallati i sei mesi, anche per il mio babanetto è iniziata la grande avventura dello “svezzamento”. Così, ho diligentemente iniziato a preparare dei papponi omogenei e incolori e lui, ovviamente, ha serrato la bocca. Nemmeno il parmigiano ha fatto il miracolo.
Siamo andati avanti così per qualche giorno. E fai l’aereo, e puci puci, guarda che è buonissima e la mangia anche la mamma (sì, certo), dai che sei un grandone (appunto, quell’orrore tu non lo mangi).
Poi, un bel giorno, l’illuminazione. Eravamo tutti a tavola, lui seduto insieme a noi dopo aver rifiutato categoricamente l’ennesimo pastone. Iniziano gli urli. Eppure, aveva bevuto il suo latte, era riposato, asciutto, … non aveva nessuna urgenza. Se non quella di afferrare quella cosa lì, in mezzo alla tavola. Ci abbiamo messo mezz’ora a capirlo, che quella cosa lì in mezzo alla tavola era un broccoletto strascinato con olio e aglio. Chi non ha assistito alla scena non può immaginare la soddisfazione che ha mostrato, dopo esserselo portato alla bocca. E adesso? Lo può mangiare un broccolo a 7 mesi? Sarà in grado di masticarlo? Immediatamente ho capito che dovevo informarmi un po’ e per me informarsi voleva dire andare in biblioteca, spulciare 40 libri sull’argomento e sceglierne uno autorevole, semplice e chiaro.
Così ho conosciuto “Io mangio come voi. 63 ricette gustose per mangiare bene da 6 mesi a 99 anni, a cura dell’Unità per la Ricerca sui servizi sanitari dell’ospedale materno infantile Burlo Garofalo di Trieste.
In 6 paginette (non in 600) spiega tutte le basi teoriche di riferimento, partendo da un concetto chiarissimo: più che di “svezzamento”, è preferibile parlare di “alimentazione complementare” perchè in questo modo “abbracciamo l’idea che il bambino, quando è pronto, inizia ad assaggiare altri cibi, che integrano il latte, non lo sostituiscono: il latte rimarrà infatti la sua fonte principale di nutrienti per molti mesi ancora. L’idea è quella di promuovere la continuazione dell’allattamento, non quella di togliere <vezzo> (il significato di svezzamento è proprio questo), di considerare cioè il periodo dell’alimentazione complementare come un momento di sperimentazione e apprendimento durante il quale il bambino guida attivamente l’intero processo, usando le proprie capacità e competenze” (pag.4).
Insomma: anche per quanto riguarda l’alimentazione, il consiglio è quello di ascoltare il nostro pupo e avere la pazienza di rispettarne tempi e gusti.
Di conseguenza, aggiungo io, se lui sembra gradire il famoso “pastone” e a voi piace prepararloallora per i primi tempi il “pastone” andrà benissimo.
Questi i concetti del libro che mi hanno orientato di più:
1. fino a 6 mesi circa, il latte (materno o di formula) soddisfa da solo tutti i bisogni nutrizionali del bambino. Arrivati a questa fase, l’unica cosa da fare è osservarlo, perchè sara lui a farci capire quanto “è pronto” e a quel punto potremo fare un tentativo. In via generale, un bambino “è pronto” in presenza di questi segnali: sta seduto da solo sul seggiolone e tiene dritta la testa; coordina gli occhi, mani e bocca per guardare e afferrare un pezzo di cibo; deglutisce,
2. Se il bambino ha un ruolo attivo sui tempi e sulle quantità degli alimenti (del resto si autoregolava già con il latte), la famiglia ha un ruolo fondamentale nella scelta di cosa mangiare. Da questo punto di vista, vale una sola – semplicissima – regola: “le ricette che si preparano normalmente in famiglia vanno bene anche per lui, purchè la famiglia mangi sano” (pag.5). Bisogna dire che, sul punto, non tutti la pensano allo stesso modo: alcuni pediatri, ancora oggi, raccomandano di posticipare l’inserimento di alcuni alimenti rispetto ad altri e di seguire una specie di “scaletta”. Il libro consiglia solo di attendere l’anno di età per introdurre il miele di produzione artigianale (perchè può causare, anche se raramente, il botulismo infantile, una malattia molto pericolosa) e per sostituire il latte materno o di formula con quello di mucca (perchè quest’ultimo ha poco ferro, ma può comunque essere usato per la cottura di altri alimenti).
Insomma, mi sembra di poter dire che, come sempre, occorre usare il buon senso: se non ci sono alimenti controindicati in assoluto, è sempre bene agire in accordo col pediatra di fiducia e con un po’ di cautela (evitando, che ne so, di iniziare gli esperimenti facendo assaggiare pesce, pomodori e fragole tutto in una volta).
3. “Il bambino, da quando inizia l’alimentazione complementare, può mangiare come voi e con voi. Provate a metterlo seduto a tavola e a proporgli quello che avete nel piatto” (pag.6).
Questo è il consiglio che mi è piaciuto di più: mangiare tutti insieme mi è sempre sembrato molto bello ma anche molto comodo. Certo: a fine cena la cucina sembrerà un campo di battaglia, ma tanto lo sarebbe comunque, se vogliamo lasciare al nostro pupo la libertà di sperimentare e incuriosirsi. Tra l’altro, questo incoraggia la famiglia ad adottare un’alimentazione sana e corretta: cucinare con poco sale e poco zucchero, privilegiare i prodotti del territorio e di stagione, … sono tutte cose che fanno bene a qualunque età e non sempre, onestamente, richiedono un dispendio di tempo così esagerato. Certo: aprire un sacchetto di insalata già pulita e asciutta è più veloce che lavare e cuocere la verdura… però, onestamente si può fare.
Terminate le indicazioni teoriche, il libro propone tante ricette che anche la sottoscritta è riuscita a preparare senza farsi prendere da un attacco isterico. Semplici, con passaggi chiari e ingredienti che normalmente abbiamo in casa. Vi invito a darci un’occhiata. Perchè, per me, cucinare non deve essere una corsa ad ostacoli. Il babanetto sa che la sua mamma non andrà mai a Masterchef. Ma guardarlo, a poco più di un anno, mentre divora un piatto di pasta al finocchio e profumo di curry mi ha dato molta soddisfazione.