[Oggi mamme] Il ciuccio serve?


http://www.ilblogdisposamioggi.com/2017/03/utilizzodelciuccio.html
Mio figlio il ciuccio non l’ha mai voluto. “Beata te!”, mi sono spesso sentita dire.
Quante volte, invece, avrei voluto disporre di quell’aggeggio fatato in grado di sedare pianti inconsolabili, sceneggiate da premio Oscar in mezzo alla strada, proteste memorabili sull’A14 nel controesodo di fine agosto… 
Invece niente. Ho guidato il passeggino con il bimbo in braccio per ore, sfoderato la canzone del Grillo John fino a sgolarmi la voce, cambiato data per il rientro dalle vacanze (e quella è stata comunque una buona idea), sperimentato la leggendaria pazienza di Giobbe.

In realtà non tutti i bambini manifestano lo stesso bisogno del ciuccio: anzi, alcuni non lo manifestano affatto.
Ma sono molti di più quelli che lo adorano e, in generale, se il ciuccio consente al bambino di calmarsi e viene usato con un po’ di criterio, non va evitato pregiudizialmente.
Con qualche accortezza, ovviamente.
In primo luogo, è bene attendere il rodaggio dell’allattamento al seno: ciuccio e biberon (che funzionano allo stesso modo) risultano meno laboriosi dell’attaccamento al capezzolo e questo potrebbe disorientare il neonato, scoraggiarlo e pregiudicare l’avvio dell’allattamento naturale.
Inoltre, è vero che palato e denti non sembrano risentire dell’utilizzo del ciuccio, ma sempre che questo non venga usato fino all’esame di maturità e in modo troppo intensivo.
In commercio esistono prodotti adatti a tutte le fasi di sviluppo del neonato e sui siti specializzati è possibile trovare indicazioni utilissime per orientarsi tra silicone e caucciù (o lattice) e tra forma a ciliegina, a goccia o anatomica.
Anche il ciuccio, come tante altre cose, rientra nella categoria degli “oggetti transizionali”.
Come spiega Mark L. Brenner, nel suo libro Il ciuccio, l’orsetto, il biberon & il dito in bocca. Tutto quello che i genitori devono sapere sugli oggetti transizionali, questi oggetti possono rappresentare un valido strumento per i bambini perché li aiutano a creare un ponte verso la crescita indipendente: contribuendo ad allontanare l’ansia nei momenti di stress, fornendo appagamento personale e diventando meta di attaccamento e di relazione. Ovviamente, però, se non si vuole che il ciuccio diventi una specie di auto-difesa, bisognerebbe evitare di ricorrervi ogni volta che il bambino si lamenta.
Ma, allora, quando l’utilizzo del ciuccio diventa eccessivo? In proposito, l’unica parola-chiave è “moderazione”.
Anche per quanto riguarda il fatidico “momento giusto per smettere”, non esistono ricette preconfezionate. In genere si sostiene che non bisognerebbe andare oltre il secondo compleanno, meglio ancora se si anticipa il grande passo di qualche mese: ma, anche in questo caso, è sempre bene considerare lo specifico momento di vita del bambino e i motivi che ancora lo inducono a richiederlo spesso (noia, malinconia, …).
Ricordiamoci che, anche questa, è solo una fase: da affrontare con pazienza e consapevoli del fatto che saranno possibili temporanei atteggiamenti di regressione.
Parliamone con nostro figlio e magari leggiamo con lui alcuni libretti adorabili, come Il ciuccio di Ninae Anna dorme senza ciuccio.
E che la Forza sia con voi!

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