[Oggi Mamme] Asilo nido o baby sitter?


 
 
Se hai affrontato il famigerato “inserimento al nido” di tuo figlio, difficilmente scorderai i nodi in gola (tuoi) e gli urli disperati (suoi), quando la porta dell’aula si chiude.
Eppure, è solo un momento.
Nel giro di poco, lo andrai a riprendere e non si sentiranno strepiti né piagnucolii. Nessun dramma, solo la voglia di correrti incontro.
Questa è l’esperienza che ogni anno, precisa e affidabile come una nonna che ti ricorda di coprire le orecchie del nipote, si vive nei nidi d’infanzia. Io non sono una psicologa dell’età evolutiva, né un’educatrice. Però mi sono confrontata a lungo con chi, come me, ha affrontato la scelta tra asilo nido e baby sitter e devo dire che, in proposito, ho maturato una sola, grande certezza: la decisione migliore per il proprio figlio sarà quella che farà stare più sereni i genitori. Ho detto la banalità del secolo? Sicuramente: ma le banalità, in quanto tali, vengono spesso trascurate. Per questo è importante affrontare le cose con lucidità.
Io ho individuato due temi da tenere in considerazione.
1. Se entrambi i genitori lavorano e non hanno tanti permessi o nonni disponibili, bisogna essere ben attrezzati per affrontare le emergenze (purtroppo non così infrequenti). Occorrerà avere una o più baby sitter di riferimento da chiamare quando il bimbo sta male e sostenerne i relativi costi, da aggiungere a quelli ordinari per il nido. Le tate “dell’ultimo minuto”, inoltre, non sono sempre disponibili e, comunque, sono figure frequentate dal bambino in maniera discontinua: non tutti le accettano favorevolmente, in tenerissima età. Insomma: è importante considerare l’intero contesto familiare, prima di buttarsi su un’opzione e scartare l’altra.
2. I bambini del nido raramente riescono a giocare insieme, a condividere le cose e l’affetto delle persone. Almeno per un lungo periodo, ognuno gioca per i fatti suoi, senza coinvolgere gli altri e senza farsi coinvolgere dagli altri. Però “gli altri” ci sono e questo fa la differenza. “Gli altri” sono anche quelli che ti rubano l’attenzione esclusiva della “dada del cuore”, oltre a desiderare esattamente il giocattolo con cui stai giocando tu: ma ci sono. Fino ai tre anni sarebbe meglio privilegiare un rapporto di accudimento esclusivo con una persona di riferimento? Non ho le competenze per esprimermi in un senso o nell’altro e poi, certo: i bambini ci sono anche al parco e il tempo della scuola dell’infanzia arriverà in un batter di ciglia. Ma è l’impostazione di fondo ad essere completamente diversa. Chi sceglie la strada del nido deve tenere ben presente che il proprio babanetto, ancora così incerto sulle proprie gambe, vivrà fin da subito in un contesto nel quale non sarà più “l’unico”, ma “uno fra gli altri”: con tutte le meraviglie e le frustrazioni che questo comporta.
 
Alla fine di tutto, mi sembra sempre utile ricordare che noi non viviamo in un mondo ideale e che i nostri figli vivono, insieme a noi, in questo mondo. Meglio, quindi, riconoscere la necessità e l’importanza di un aiuto esterno e prendere, con la massima serenità possibile, la decisione che ci sembra più adatta in questo preciso momento per il nostro specifico bambino e per la nostra specifica famiglia. Che sia l’asilo o la tata, tutti – genitori e figli – saremo chiamati ad instaurare autentici rapporti di fiducia: e la fiducia non si ripone nel primo che passa, né si concede in cinque minuti. Un bambino che si adatta velocemente alla routine del nido non è “più bravo” di uno che ci mette due mesi. Un bambino che si adatta ad una baby sitter vista due volte non è “più bravo” di uno che l’accoglie con urli e pianti. Quello che davvero non dovrebbe mancare, mai, è la gradualità e il rispetto, dove il rispetto si riconosce soprattutto nell’assenza di fretta. Evitare il più possibile gli strappi, le forzature, mantenendo un rapporto di continuo dialogo con le persone a cui affidiamo il nostro pupo: senza vergogna, senza timore del giudizio altrui, perchè quelle persone diventeranno dei punti di riferimento per tutta la famiglia. Se al giardinetto ci sentiremo giudicate dalla mamma che si rifiuta di mandare il proprio figlio “all’orfanotrofio”, ricordiamoci che poco più avanti ce ne sarà un’altra che – dopo anni – ancora manda gli auguri di Natale alle tate del nido. E, dopo qualche metro, una che si arrovella tra mille dubbi e ha bisogno di tutto tranne di chi possiede la verità in tasca.
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