[Oggi mamme] Come affrontare i piccoli incidenti domestici


 
Da che mondo è mondo, tutti i bambini inciampano, cadono, sbattono: e qualche volta si fanno male. Sembra quasi inevitabile, una moneta da pagare quando si inizia ad esplorare il mondo e a volerlo dominare con l’incontenibile entusiasmo di chi si affaccia alla vita per la prima volta.
Quando cade tuo figlio, però, a te cade il mondo addosso.
Provate a condividere il tema con chiunque vi circondi e ne ricaverete una sequela di racconti mitologici da scriverci un romanzo.
Forse il tempo aiuta a riposizionare tutte le cose, ma tra cadute accidentali, scivoloni e capocciate, i primi anni della vita di un bambino sembrano costellati dagli incidenti più imprevedibili. 
Come possiamo proteggere i nostri figli senza correre il rischio di soffocarli? Come possiamo mantenerci in equilibrio tra la sacrosanta volontà di tenerli al sicuro e la necessità di non inibire la loro sete di esperienze?
Possiamo chiedercelo all’infinito: tanto nessuno può darci una risposta preconfezionata. Ancora una volta, non possiamo far altro che armarci di buon senso e pazienza: imparando ad osservare il nostro bambino e a posizionare correttamente le nostre paure, fissando chiaramente le situazioni nelle quali non dobbiamo abbassare la guardia e quelle nelle quali, invece, possiamo imparare a rilassarci.
Mi viene in mente un’immagine citata in un bel saggio di Massimo Recalcati: quella di una madre china sul proprio bambino mentre lo aiuta a compiere i primi passi, che “da una parte lo comprende dentro il suo corpo arcuato e lo sostiene per le fragili braccia, dall’altra parte guida i suoi passi lontano da lei, verso il mondo”. Molto presto, però, nostro figlio vorrà andare da solo, rifiuterà la nostra mano, ci scaccerà con la rabbia di chi si sente in grado di fare in autonomia, anche quando non è vero. E allora ci affanneremo in spiegazioni e raccomandazioni, svuoteremo il reparto “sicurezza bambini” dell’Ikea e saremo tentati dall’idea di foderare la casa di gommapiuma. Magari azioneremo citofoni e videocamere, frequenteremo i fondamentali corsi di manovre salvavita pediatriche organizzati dalla CRI, giustamente manderemo a memoria la guida del Ministero della Salute per prevenire gli incidenti domestici e le recenti normative sui seggiolini delle auto. Gireremo per la strada armati di salviette e disinfettanti: ma non saremo mai in grado di prevenire tutto. Forse, l’unica cosa da fare è esserne consapevoli. I rischi esistono, eccome se esistono: e dai rischi dobbiamo provare a difenderci. Ma non dobbiamo cadere nell’errore di vivere in una condizione di diffidenza nei confronti di tutto ciò che ci circonda, ossessionati per la nostra incolumità, illusoriamente convinti di poter fronteggiare da soli tutti i pericoli. 
Eh. Temo si tratti di un esercizio che proseguirà per tutta la vita. In fondo, questo significa imparare a cadere, per poi rialzarsi.
Come genitori siamo chiamati a decidere dove posizionare l’asticella tra le esigenze di “protezione” e quelle di “esplorazione” dei nostri figli.
www.sposamioggi.it
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